La morte della Matteuzzi ha suscitato una forte polemica: la vittima aveva provveduto a denunciare il suo stalker ma niente era stato fatto.
Secondo quanto emerso dalle indagini Giovanni Padovani, il calciatore di 26 anni accusato del decesso di Alessandra Matteuzzi, teneva sotto stretto controllo la donna e le chiedeva di mandargli dei video ogni dieci minuti per sapere in quale luogo si trovasse la donna. Il gip ha accolto la richiesta del pm Domenico Ambrosino ed ha convalidato l’arresto.
Durante l’udienza di convalida di ieri, il colpevole, difeso dall’avvocato Enrico Buono, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ma alla luce delle denunce sporte dalla vittima nei confronti dell’uomo, la domanda è inevitabile: si sarebbe potuto far qualcosa per evitare la morte di Alessandra Matteuzzi?
L’avvocato: “La teneva sotto scacco a distanza”
Stando a quando emerso, “L’indagato esercitava nei confronti della vittima un controllo ossessivo. La teneva sotto scacco a distanza, chiedendole spessissimo di mandare foto e video del luogo in cui si trovava e delle persone che frequentava. Spinto dalla gelosia. In alcune situazioni le chiedeva anche di filmare l’orario dal luogo in cui si trovava per verificare che diceva la verità”.
Sono queste le parole usate dall’avvocato Giampiero Barile per descrivere il comportamento morboso ed ossessivo del carnefice di Matteuzzi. La vittima stessa avrebbe provveduto a denunciare tutti questi episodi alle forze dell’ordine lo scorso 29 luglio. Alle denunce sono seguite anche alcune integrazioni.
La vittima ha raccontato che il 26enne le chiedeva di mandarle su Whatsapp un video ogni 10 minuti, in cui fosse visibile l’orario e il luogo in cui si trovava. Alla luce di queste informazioni, nell’ordinanza di convalida dell’arresto il giudice scrive: “La personalità dell’indagato animato da un irrefrenabile delirio di gelosia e incapace di accettare con serenità il verificarsi di eventi avversi. Come la cessazione di un un rapporto per di più caratterizzato da incontri sporadici” sono una “manifestazione di eccezionale pericolosità e assoluta incontrollabilità”.
L’omicidio di Alessandra è un caso di malagiustizia?
Si tratta del 36esimo femminicidio in Italia dall’inizio dell’anno. Un femminicidio in cui la vittima, prima dell’aggressione, aveva denunciato il suo stalker. Proprio per questo motivo la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha richiesto i dovuti accertamenti. Ma secondo il Procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, “è stato fatto il possibile”.